All’interno della Cappella Parisi del Cappellone di San Giacomo, nel Complesso Monumentale di Santa Maria la Nova a Napoli, si trova la preziosa scultura marmorea raffigurante San Giovanni Battista. L’opera, attribuita a Pietro Bernini (1562-1629), rappresenta un importante esempio di arte scultorea tardo rinascimentale e testimonia l’elevata qualità artistica raggiunta dagli artigiani dell’epoca.
Il restauro è stato condotto sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli con la direzione scientifica del Dott. Alessio Cuccaro e l’esecuzione affidata all’impresa Ocra Restauri di Vincenzo Salomone, insieme alla restauratrice Simona Anastasio. Finanziato dalla San Martino Alberghi srl, il progetto di recupero ha richiesto un’accurata analisi dello stato di conservazione e l’applicazione di metodologie innovative per riportare la scultura al suo originario splendore.
Stato di Conservazione dell’Opera
Prima dell’intervento, la scultura si presentava integra, seppur compromessa da vari depositi superficiali. Un precedente restauro, eseguito probabilmente nel corso del XIX secolo, aveva ricoperto il marmo con una patina bruna, alterando i tratti somatici e la leggibilità dell’opera. Questo strato era stato applicato soprattutto sul fronte della scultura, lasciando il retro relativamente intonso. Si osservavano anche velature cromatiche sul volto e discromie sui piedi, causate da frequenti sfioramenti devozionali. La croce portata dal santo era danneggiata in tre punti, stabilizzata in passato con un grosso chiodo forgiato in ferro e piombo.
Fasi del Restauro
L’intervento è iniziato con la rimozione dei depositi incoerenti mediante pennelli morbidi e aspiratore. Successivamente, sono stati effettuati saggi di pulitura per identificare il metodo più idoneo alla rimozione della patina bruna. Le prove iniziali, effettuate con varie concentrazioni di ammonio carbonato, hanno evidenziato la necessità di una soluzione più aggressiva.
La pulitura è stata eseguita con una miscela di ammonio carbonato al 10% e EDTA al 5% supportata con polpa di cellulosa e sepiolite, rivelatasi particolarmente efficace nella rimozione delle incrostazioni superficiali e del "beverone" che alterava il marmo. Per le aree più delicate, come il volto, si è preferito utilizzare tamponi con ammonio carbonato a minore concentrazione.
Terminata la pulitura, si è proceduto al consolidamento della superficie marmorea con silicato di etile, utilizzato per impregnare le microfessurazioni e garantire la stabilità a lungo termine. Le parti mancanti sono state integrate con malte idonee alla cromia e granulometria del marmo originale. Le stuccature sono state eseguite con una miscela di calce idraulica e polvere di marmo (in proporzione 1:3) per rispettare la coerenza estetica e strutturale dell’opera.
I tre frammenti della croce del santo sono stati riuniti e fissati con una resina epossidica bicomponente (Epo 121), lasciata in asciugatura per 24 ore. Il chiodo antico che fungeva da perno è stato trattato con inibitore di corrosione Fertan e isolato con Paraloid.
La pulitura ha riportato alla luce varie disomogeneità cromatiche, rendendo necessaria un’integrazione armonica con colori reversibili (Gamblin). Il trattamento finale ha previsto l’applicazione di una protezione con Art Shield, una miscela di polimeri paraffinici che garantisce reversibilità e preserva le caratteristiche estetiche del marmo.
Risultati e Valorizzazione dell’Opera
Il restauro ha restituito alla scultura l’eleganza e la purezza delle superfici marmoree, rendendo nuovamente leggibile il modellato originario e i dettagli espressivi del volto del santo. Ora la statua, visitabile nella sua collocazione originale presso la Cappella Parisio, torna a dialogare con gli affreschi di Luca Giordano e le decorazioni marmoree di Andrea Malasoma, in un contesto architettonico di rara bellezza.